Marco Ciofalo

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Il clone di te stesso? Puoi creartelo online (2008)

Dal Corriere Fiorentino di Venerdì 22 Agosto 2008

https://corrierefiorentino.corriere.it/cronache/articoli/2008/08_Agosto/22/realta_virtuale_clone_ciofalo.shtml
Il Clone di te stesso di Marco Ciofalo
Il clone di te stesso? E’ on line
Inventato da un fiorentino

L’inventore Marco Ciofalo: «La presenza all’interno del monitor è in carne ed ossa, sembra di chattare con una persona vera e pensante»

Era uno dei tormentoni dei cartoon giapponesi anni ’80: mantenere in vita la coscienza di un individuo dopo la morte grazie all’aiuto della tecnologia. Ancora non siamo giunti a questi livelli di virtualità, ma un passo avanti verso un universo sempre più digitalizzato sembra essersi mosso grazie ad un giovane programmatore fiorentino, Marco Ciofalo, e al suo software (brevettato nel 2006) «Talking Video Communication». Ma di cosa si tratta? Una serie di codici rendono possibile una conversazione tra utente e interlocutore virtuale umano. Quest’ultimo però, non è presente fisicamente dall’altra parte del pc, si trova all’interno del monitor ed è capace di rispondere in modo sensato a qualsiasi domanda gli venga posta. Alla base, una serie di video registrati e associati ad una serie di domande. Il risultato è una «simulazione» di dialogo tra il visitatore del sito e un’altra persona, una conversazione tra l’uomo e il computer.

MEMORIA E PRECISIONE. Il software è in grado di memorizzare tutte le nuove domande non presenti nel database, alle quali, successivamente, verranno associate le video-risposte corrispondenti. Per sperimentarlo basta connettersi sul suo sito (www.digispace. it): lì una bionda assistente risponde ad ogni domanda gli venga presentata. «Ma siamo solo agli inizi —racconta Ciofalo — spero nel contributo di qualche grande azienda, che una volta appresa la vera potenzialità del mezzo, riesca a finanziare una struttura capace di gestire un grosso carico di utenti. Ci sarebbe così la possibilità per tutti di inserire sul proprio blog o sito un clone virtuale di se stesso, con tanto di personalità simulate». Ma non si tratta della stessa tecnologia che utilizzano gli altri assistenti virtuali presenti sui siti di alcune importanti multinazionali? «Gli assistenti virtuali esistono già da tempo, ma sono tutte riproduzioni vettoriali o tridimensionali. Con Talking Video Communication l’interattività tra il visitatore del sito e il sito stesso è caratterizzata da una presenza in carne e ossa, oltre che pixel. L’impatto è sbalorditivo, molte persone credono inizialmente di parlare in diretta». Ma come può il nostro clone imparare nel tempo? «Una delle caratteristiche affascinanti di questo sistema è la facoltà di implementare il proprio database con informazioni nuove e sempre più precise. Una sorta di intelligenza artificiale simulata che apprende progressivamente. Inoltre tra le novità assolute, la possibilità di memorizzare il soggetto della discussione, e in tempi molto brevi l’autoapprendimento grazie ad un mix di algoritmi e statistiche».

NEL FUTURO. Insomma, dopo Second Life quella di TVC potrebbe rappresentare gli albori di una nuova rivoluzione comunicativa. «Sicuramente i campi di applicazione possono essere molti. Tutte le attività che riguardano i settori di pubblica utilità e che necessitano di front office ad elevato tasso di ripetitività ad esempio. Si pensi agli assistenti virtuali che potrebbero svolgere alcune mansioni nelle gallerie d’arte, nei centri commerciali, nelle sale d’attesa». Quanto può costare un alter ego virtuale? «Il costo è variabile: si va dai 300 ai 3.000 euro per l’affitto annuale del servizio. Se invece è necessaria una consulenza per lo start-up di quel determinato progetto allora si sale. Il problema non si porrebbe se un importante sponsor finanziasse la piattaforma. In qual caso chiunque potrebbe creare il proprio alter ego online tramite webcam, o riversando le video-risposte sul server così come si fa con YouTube». Cosa vede nel futuro di Talking Video? «Fantasticando un po’, mi immagino che il nostro clone potrebbe uscire dal monitor e apparirci sottoforma di ologramma tridimensionale. Si rende conto delle potenzialità? Lezioni di ballo senza insegnanti, corsi di formazione senza formatori, conferenze senza relatori…» Stupendo, ma come riuscirebbe a riprodurre l’umore, che — buono o avverso che sia — ci consente ancora oggi di distinguerci come «umani»? «Vedrete…»

Lapo Chirici
22 agosto 2008
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